Murano

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MURANO
CENNI STORICI

“Murano, l’antico AMURIANUM, l’isola del vetro che fronteggia, dal lato di tramontana, a breve distanza in faccia alle Fondamene Nuove, Venezia, e di questa è quasi un sobborgo, anche oggi, come da secoli, quotidianamente nella tranquilla serenità dei suoi orti, delle sue case, nel silenzio operoso delle sue fornaci rinnova il miracolo sempre nuovo e sempre stupendo dei suoi vetri soffiati. …
…Murano crebbe in prosperità e in popolazione, così da raggiungere nel secolo XVI il massimo del suo splendore, quando palazzi e ville, orti e giardini, chiese e monasteri in gran numero erano sorti accanto alle vetrerie a dinotare l’opulenza della ricca comunità.
Stretta a Venezia, alla vicina Dominante, da rapporti quotidiani di vita e di lavoro, il suo popolo fu però sempre geloso tutore della propria autonomia e Venezia, che amò e protesse l’isola fatta prosperosa per i suoi vetri, arrivò ad accordarle privilegi e concessioni, che sorprendono se si pensa alla rigida tradizione del governo veneziano nel conservare le proprie prerogative.
Murano potè infatti godere di un governo locale amministrativo, usufruendo dei suoi antichi statuti 1272; ebbe un libro d’oro per iscrivere le sue famiglie originarie, che godettero di speciali privilegi, così che un patrizio veneto poteva sposare una figlia di maestro vetraio, senza perdere affatto i suoi titoli di nobiltà; birri e polizia non potevano approdare all’isola; come Venezia, potè Murano coniare  annualmente le «oselle», le medaglie-monete, con lo stemma del Doge in carica, del Podestà e del Camerlengo dell’isola, venivano date in dono ai principali cittadini.
La fortuna e la richezza di Murano furono sempre legate alla prospertità  della sua arte vetraria, la cui storia e il cui sviluppo è dato seguire visitando le raccolte del suo MUSEO VETRARIO.

L'ARTE 
DEL VETRO DI MURANO

Assistere alla portentosa di un vetro soffiato, dei piccoli capolavori di bellezza e di abilità è sempre una cosa che stupisce e attrae. L’arte del Maestro Vetraio ha qualche cosa in sé del miracoloso. Con una semplice canna di vetro, il maestro vetraio toglie dalle «padelle» (crogiolo) infuocate, immerse nella fornace ardente, un bolo di pasta vitrea, incandescente (800 -1.100 °C); non ha dinanzi a sé nessun modello; solo fantasia e destrezza lo guidano e lo aiutano.Porta la lunga canna alla bocca e sotto lo sforzo dei sui polmoni la pasta vitrea rutilante si gonfia, si curva, si dilata, prende la forma volutau: una spatola ed una pinza (la «borsella») sono i suoi soli strumenti con cui stringe, schiaccia, appiattisce incurva, contorce il vetro molle, infuocato. Passata attraverso una serie di operazioni multiformi e pazienti, la piccola opera d’arte esce perfetta dalle mani del maestro ed è riposta insieme a tutto il lavoro della giornata entro una lunga galleria di raffreddamento detta «ara», prima di lasciare la fabbrica fumosa.
I più antichi sicuri esemplari dell’arte del vetro muranese a noi giunti rimontano solo alla metà del ‘400 e sono le coppe, i bicchieri a larghe superfici di vetro a forti tonalità rosso-rubino, azzurro-cupo, verde smeraldo (celebre a Venezia la «Coppa nunziale» del Museo Correr) e in cui si rese famosa la famiglia dei Barovier. Ma la vera gloria del vetro soffiato bianco, trasparente, del «cristallo» veneziano, si venne invece solo affermando tra la fine del XV e il princ. del XVI sec..
Tutte le più svariate forme e le tecniche più diverse furon tentate: il vetro ghiacciato, il vetro al lattimo o «lattisuol» (per il colore del latte assunto dalla pasta bianca opaca) e il vetro a reticella, o a filigrana e a dalle «retortoli», la cui tecnica complicata dà agli oggetti aspetto singolare.
Dopo un lungo periodo di smarrimento in seguito alla caduta della Repubblica (1797), nella seconda metà dell’Ottocento, l’arte del vetro risorge per la segacia e la volontà di ANTONIO SALVIATI.
Sono i nomi tradizionali delle vecchie famiglie di vetrai muranesi, i BAROVIER, i TOSO, i FERRO, i SALVIATI, i FUGA, SEGUSO, RADI, tutti con le loro rinnovate industriose fornaci; più tardi sono i due gruppi di maestri vetrai diretti da VENINI e CAPPELLIN, oltre ad altre istituzioni più recentemente formatesi, da ricordare in questa ripresa di attività gli studi dei mosaici e i grandi stabilimenti per la produzione delle conterie e cristallerie. In questo rinnovato fervore, accanto ai tipi tradizionali del vetro muranese, si è venuta oggi creando una produzione nuova dalle più varie tendenze, giusta espressione di nuovi orientamenti artistici.
Tratto da VENEZIA E IL SUO ESTUARIO di GIULIO LORENZETTI

GLOSSARIO della lavorazione del vetro di Murano

BAGNA CANNE
Strumento in legno per raffreddare le canne da levar, bagnandole con acqua
 
BORSELLE
Pinze di ferro; sono il principale attrezzo nella lavorazione del vetro
 
BORSELLA DA PISSEGAR
Pinza che serve per modellare il vetro
 
BRONZIN
Piastra, in passato di bronzo ora di ghisa, serve per arrotondare, modificare e predisporre la pea prima della soffiatura o modellatura
 
CANNA DA LEVAR O DA SUPIAR
Attrezzo fondamentale per la lavorazione del vetro, costituito da un tubo di ferro lungo circa 150 cm, con il quale si preleva il vetro dal grogiolo e si lavora fino alla determinazione dell’opera
 
CANNA
Bacchetta di vetro opaco o trasparente
 
DARE UNA CALDA
Aumentare la temperatura del vetro in lavorazione, rammollirlo, per consentire all’operatore di modellarlo meglio
 
FILI VITREI
Decorazioni di vetro colorato applicate in fase di lavorazione all’oggetto di vetro
 
FORNO
Struttura per fondere il vetro
 
FORSELA
Asta in ferro sagomata a forcella nell’estremità per poter inforcare l’oggetto di vetro caldo per inserirlo nella muffola
 
GROGIOLO
Contenitore all’interno del forno nel quale sono fuse le materie primarie per ottenere il vetro
 
IRIDE
Trattamento della superficie vitrea tramite l’esposizione dell’opera a vapori di stagno
 
MAGIOSSO
Attrezzo in legno a forma semisferica concava, dotato di manico che serve nella lavorazione della pèa
 
MOLERIA
Luogo per la rifinitura a freddo del vetro, per tagliarlo e levigarlo
 
MUFFOLA
Forno per la ricottura dei vetri
 
PEA
Prima palla di vetro prelevata dal grogiolo per sbozzare e iniziare la lavorazione dell’opera
 
SBRUFFO
Sottilissimo strato di vetro usato come decorazione
 
SCAGNO
Sedile di legno sul quale lavora il maestro vetraio munito di due braccioli sui quali la canna da supiar o levar rotola durante le fasi di lavorazione dell’opera
 
TAGIANTE
Forbici utilizzate nella lavorazione dell’opera per tagliare il vetro
 
TAGIOL
Paletta di ferro con bordi taglienti e manico di legno per segnare la pèa